Che fine hanno fatto parenti e fiancheggiatori del boss Michele Zaza? Un quesito per nulla banale se si pensa all'entità del patrimonio accumulato dal quello che viene ancora definito il "re" del contrabbando. Con operazioni finanziarie estero su estero, ripulendo le successive generazioni ed investendo, parzialmente, sul clan Mazzarella insospettabili imprese sarebbero riconducibili proprio a "Michele o 'pazzo". Ma chi era Michele Zaza? Figlio di un pescatore di Procida, Zaza costruì il suo potere criminale sul contrabbando, attività che nel corso degli anni ’70 ed ’80 costituisce una delle principali voci dell’economia campana. Nel tentativo di fermare il potere di Raffaele Cutolo, nel 1978 Zaza riunì diversi boss nella cosiddetta “Onorata Fratellanza” tentando di stabilire una spartizione del territorio tra cutoliani e anti cutoliani. L’arroganza e la ferocia di Cutolo non resero fattibile tale mediazione tanto che i boss si costituirono come Nuova Famiglia inaugurando una delle più sanguinarie guerre di camorra del secolo. Lo scontro avvenne anche nelle carceri tanto che si decise di dividere i galeotti appartenenti ai gruppi antagonisti. I morti, tra il 1980 e il 1984 furono 1242. Il suo non fu il cliché del mafioso silenzioso, che vive nell’ombra: si fece costruire due ville faraoniche, una a Posillipo e l’altra a Beverly Hills, viaggiando spesso tra la Francia e gli Stati Uniti. Buono il rapporto con la stampa.
In una celebre intervista Michele Zaza dichiarò : “Se nasco un’altra volta mi butto in politica: facevo il commerciante, perché i carichi di sigarette li pagavo e facevo vivere tante di quelle persone che a Napoli mi vogliono bene”. Particolari che la dicono lunga sul luogo comune che vorrebbe certe zone di Napoli abitate solo dalla gente "in" dei luoghi: niente di più falso e forviante. Soprattutto nell'ultimo decennio discendenti di grossi capi camorra si sarebbero insidiati in aree che dovrebbero, sulla carta, ad esclusivo appannaggio di noti imprenditori e professionisti. A coprire la puzza di proventi faraonici accumulati grazie allo spaccio di stupefacenti, estorsioni, usura, contrabbando la spaventosa disponibilità di liquidi che avrebbe indotto anche famiglie nobili di Napoli ad "abdicare" nei confronti di questi delinquenti in giacca e cravatta. Basta andare una, massimo due generazioni indietro per realizzare l'origine di un benessere macchiato di sangue. Eppure, in nome del dio denaro, tutti fingono di ignorare, si inchinano ossequiosi al prestigio di chi può permettersi auto di lusso, abiti griffati e costosissimi pranzi nei migliori locali della città con tanto di ospiti vip. E le persone per bene, quelle vere? Assistono sconcertate all'assalto di questa marmaglia che ha agganci ovunque, ospedali, palazzi delle istituzioni, banche, etc. La camorra non finirà mai perché non c'è reale volontà di estirparla da parte di chi potrebbe: collusioni e corruzioni rendono davvero ostico un compito che, ad oggi, nessuno è riuscito a portare a termine.
Alfonso Maria Liguori