La nota Psicoterapeuta Ester Di Rosa è intervenuta su un fenomeno gravissimo, soprattutto tra gli adolescenti, che ancora compromette la quotidianità di vittime innocenti e familiari. Gravi le ripercussioni sull'equilibrio psico/fisico di chi si trova a fare i conti con la prevaricazione violenta del branco. " Con il termine bullismo - ha dichiarato la Psicoterapeuta Ester Di Rosa - si indica un comportamento aggressivo ripetitivo nei confronti di chi non è in grado di difendersi. Solitamente, i ruoli del bullismo sono ben definiti: da una parte c’è il bullo, colui che attua dei comportamenti violenti fisicamente e/o psicologicamente e dall’altra parte la vittima, colui che invece subisce tali atteggiamenti. La sofferenza psicologica e l’esclusione sociale sono sperimentate di sovente da bambini che, senza sceglierlo, si ritrovano a vestire il ruolo della vittima subendo ripetute umiliazioni da coloro che invece ricoprono il ruolo di bullo. I bulli percepiscono se stessi come ben visti non vuol dire che essi realmente lo siano. Spesso accade che le persone che hanno un comportamento da bullo si mostrano come superiori e potenti, ma in realtà essi non pensano questo di se stessi. Potrebbe accadere che i bulli usino il comportamento aggressivo solo al fine di spaventare gli altri bambini, e non perché vogliono essere rispettati, vogliono essere dominatori infatti, diffondere pettegolezzi e cattiverie, lavorano per distruggere i legami amicali attraverso la divulgazione di falsità e offese che colpiscono la sfera più intima della vittima, attaccano la famiglia o aspetti di fragilità personali come una disabilità, difetti fisici o cognitivi o altre limitazioni.

La perdita dell’autostima, della fiducia negli altri, ripercussioni sui legami di amicizia, isolamento sociale e allontanamento dal gruppo dei pari, fino a disagi più complessi. La vittima ha un vero e proprio terrore di andare a scuola o frequentare luoghi diversi dal contesto famigliare, può iniziare a manifestare ansia e attacchi di panico, cali dell’umore o veri e propri episodi di depressione, disturbi della sfera alimentare come anoressia e bulimia. Se non ben identificata la sofferenza può condurre la fragile vittima a desiderare di non esistere più e arrivare a decidere di porre fine alle vessazioni attraverso il suicidio. Il passo più importante che una vittima deve fare è trovare il coraggio per rompere il silenzio e raccontare quanto subito. Impresa purtroppo ardua perché contrastata da vergogna, senso di colpa e paura di ulteriore violenza.

Data la difficoltà è bene anche che chi vive attorno alla vittima riesca a cogliere i segnali di sofferenza: chiusura sociale, tristezza, problematiche scolastiche, perdita di interessi, difficoltà alimentari, sonno difficoltoso, rifiuto di parlare e condividere esperienze e un cambio improvviso nel modo di essere, possono essere importanti campanelli di allarme. È importante aiutare l’adolescente a costruire amicizie costruttive e positive monitorando l’utilizzo dei social e del cellulare e a lavorare sulla sua autostima, sulle proprie capacità e sull’affermazione del sé al fine di ridurre gli effetti dei soprusi. È fondamentale l’intervento psicologico per riuscire a far emergere ciò che c’è dentro ed intervenire come necessario".

 

Alfonso Maria Liguori