Un tasto dolente, un argomento sempre ostico da trattare a causa della sub cultura che inonda buona parte dell'Europa e diverse zone del mondo. In modo più o meno velato si continua ad essere prevenuti nei confronti del "diverso". In merito si è così espressa la scrittrice-imprenditrice nel settore marketing Chiara Martini:" Il razzismo non ha ragione di esistere se non nella mente malata e perversa di chi si professa detentore supremo di verità. Chi odia, anche violentemente, chi rifiuta persone diverse da canoni prefissati arbitrariamente e spesso frutto della cattiveria borghese non è altro che scoria di un mondo sempre più alla deriva soprattutto sul fronte dei valori. Un messaggio pericoloso per i giovani, per le nuove leve che erediteranno un pianeta che sta lentamente implodendo su sé stesso in un deprimente silenzio.

A poco servono manifestazioni e fiaccolate se poi a queste parate di facciata non seguono interventi dei rispettivi governi tesi alla difesa della dignità umana e del diritto alla libertà di pensiero a prescindere dal colore della pelle o dal credo religioso. Sulla carta dovrebbe già essere cosi da tempo ma la realtà è ben diversa. Basta osservare quanto accade nel Paese e nel mondo per comprendere la portata di un fenomeno che è già costato milioni di vittime al genere umano, In tal senso la storia dovrebbe fungere da strumento perché certi abomini non vengano cancellati dal tempo ma restino vivi nella memoria collettiva. Mi auguro che la speranza in una società migliore si tramuti presto in realtà.

Ognuno è chiamato a fare la sua parte nel rispetto dei ruoli e delle competenze specifiche. Nessuno si senta sollevato da un onere che dovrebbe far parte del bagaglio morale di un essere civile degno di tale appellativo. *Nessuno nasce odiando i propri simili a causa della razza, della religione o della classe alla quale appartengono. Gli uomini imparano a odiare, e se possono imparare a odiare, possono anche imparare ad amare, perché l'amore, per il cuore umano, è più naturale dell'odio ( Nelson Mandela)*".

 

Alfonso Maria Liguori

 

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