Napoli culla di cultura e civiltà, perla già cara ai latini, culla della Campania Felix, capitale del Mediterraneo, patria di poeti, artisti e professionisti di fama mondiale in ogni settore accademico. Realtà violentata da dominazioni scellerate, sfruttata oltremisura da sub culture imperialiste, calpestata nell'orgoglio da chi non avendo il piacere di riscaldarsi alla luce del sole perennemente immerso nell'asettica nebbia ha sfogato la propria invidia e frustrazione elevando esponenzialmente ogni difetto partenopeo. Lo sport da sempre rappresenta occasione di riscatto per le masse, biglietto da visita per una comunità che si rispecchia nei propri idoli calcistici dimenticando sofferenze e limitazioni esistenziali. Non si tratta di essere, come qualche "illuminista della domenica" vorrebbe far credere, sempliciotti o peggio ignoranti, amebe avvezze unicamente all'apparire e mai all'essere. Niente di più falso e forviante. Si tifa Napoli perché ci si sente parte integrante di un gruppo che nei colori della maglia da vita ad un mirabile mosaico della mille sfumature. Impronte classiche, arabeggianti, multietniche trovano in città massima espressione lasciando testimonianze indelebili nell'architettura e nei costumi. Questa unicità passa anche attraverso una fede calcistica che valica gli ordinari confini di una partita per toccare le alte vette dell'identità etnica che si materializza negli 11 giocatori in campo. Non conta poi essere di nazionalità straniera: chi veste la maglia del Napoli in poco tempo è naturalizzato napoletano, assimila quell'ecletticità e quella filosofia di vita che nel corso dei secoli ha reso questo popolo celeberrimo agli occhi del palinsesto mondiale.
Allora un napoletano non è libero di tifare per un'altra squadra? Assolutamente si, sempre che lo sport fosse puro e non contaminato da influenze politiche che in alcuni casi sfociano in forme più o meno velate di razzismo. La posta in gioco è ben più alta di un semplice orientamento sportivo. D'altronde chi inneggia dalle curve di stadi del Nord alla lava del Vesuvio per incenerire i napoletani e purificare il Paese dalla loro presenza non può essere preso seriamente in considerazione, figuriamoci poi sostenuto sebbene in relazione al solo team calcistico che lo rappresenta. E' questo quello che molte persone non capiranno mai, il borderline che potenti logge settentrionali hanno superato da tempo creando a tavolino la tanto discussa "questione meridionale". “Si portava sulle spalle quella dose di fragilità, per quanto piccola, che spetta a ogni meridionale del mondo, di qualsiasi classe sociale" : memori della parole di Manuel Vasquez Montalban siamo onorati di portare non un fardello ma un'oncia d'onore che ogni domenica ci unisce in un solo grande spirito al grido "Forza Napoli".
Alfonso Maria Liguori