Prenderebbe piede l’ipotesi investigativa che vedrebbe i sodalizi criminali del vesuviano unirsi criminalmente parlando in un unico grande clan. Un’organizzazione a delinquere perfetta, con tanto di killer in prestito e accordi eccellenti per la spartizione degli appalti nelle imprese che contano. Il tutto farcito da rapporti con la massoneria e con i servizi deviati che ad oggi restano gli argomenti solo accennati ma mai approfonditi da pentiti eccellenti come Pasquale Galasso. Braccio destro del padrino Carmine Alfieri (a sua colta collaboratore di giustizia) Galasso ha rappresentato senza ombra di dubbio l’evoluzione qualitativa, sotto il profilo imprenditoriale- politico, della camorra. Il boss di Poggiomarino all’apice del suo potere mafioso poteva arrivare a chiunque, anche nelle più alte sfere delle istituzioni. Tutto ampiamente provato negli atti processuali relativi ai vari interrogatori a cui Galasso è stato sottoposto dai giudici dopo la decisione di collaborare con lo Stato.

D’altro canto come si spiegherebbero altrimenti palesi anomalie ancora riscontrabili in alcuni enti e in grosse società per azioni presenti sul territorio: individui assunti in uno stato culturale che rasentava l’analfabetismo come per incanto, nel giro di pochi anni, prima diplomati e in alcuni casi addirittura laureati per poter ricoprire determinati ruoli chiave all’interno delle rispettive sedi lavorative. In pratica la camorra ha allevato i proprio referenti per anni piazzandoli in punti strategici del sistema produttivo campano (e non solo): un meccanismo perverso e brillante al tempo stesso che ha consentito (e forse in alcuni casi ancora consente) ai camorristi di avere voce in capitolo in ogni settore della società. Chi oggi nega di aver conosciuto Alfieri, Galasso, Fabbrocino, Cesarano, in molti casi ieri era in fila a fare anticamera per ricevere benefici e favori da questi loschi personaggi che rappresentano in parte a tutt’oggi il gotha del crimine organizzato.  A pagarne le spese gli onesti cittadini, quelli che per decenni hanno creduto nei curriculum faticosamente costruiti e nella trasparenza di alcuni concorsi. Oggi le cose sembrerebbero lentamente cambiare: non resta che riporre massima fiducia nel lavoro della Magistratura e delle forze dell’ordine perché vengano smascherati e assicurati alla giustizia lestofanti senza onore che con i loro “intrallazzi” hanno distrutto le sane aspirazioni di migliaia di giovani meritevoli.

 

Alfonso Maria Liguori