La balbuzie rappresenta un disturbo che tipicamente esordisce nell’infanzia, approssimativamente attorno ai 33 mesi. La predisposizione alla balbuzie è ereditata geneticamente, nell’adulto può essere associata a distress psicologico, che si manifesta già in adolescenza, principalmente con disturbi d’ansia e, in particolare, con il disturbo d’ansia sociale (o fobia sociale) che è caratterizzato dalla paura marcata e intensa di una o più situazioni sociali nelle quali l’individuo è esposto al possibile giudizio degli altri. Come risultato, l’esposizione a situazioni temute è tipicamente accompagnata da ansia anticipatoria, angoscia ed evitamento. Fondamentale intervenire attraverso un cambiamento significativo sul processo di trattamento della balbuzie e, di conseguenza, sulla qualità della vita delle persone balbuzienti. Tali conseguenze negative hanno il potenziale per provocare vergogna ed imbarazzo, scarsa autostima, ritiro sociale e basso rendimento scolastico.

Gli adulti che balbettano hanno descritto come la balbuzie possa limitare le iniziative di vita, come ad esempio le scelte della carriera, le promozioni di lavoro, la partecipazione a eventi sociali e lo sviluppo di amicizie. La terapia cognitivo-comportamentale è un intervento ampiamente riconosciuto e ben sviluppato, che permette sia di fare fronte al vissuto emotivo della persona che balbetta sia di raggiungere l’obiettivo che è quello di far sì che la persona che balbetta accetti la possibilità di modificare la balbuzie, controllarla e ridurla e non porsi l’obiettivo irrealistico di sconfiggerla, al fine di darsi il permesso di balbettare senza temere il giudizio dagli altri poiché questo è il solo modo per realizzarsi come individuo. Infine, estinguere i comportamenti disfunzionali di evitamento e di fuga includono l’esposizione, esperimenti comportali e training attentivi.

 

Dottoressa Ester Di Rosa