La scrittrice-imprenditrice nel settore marketing Chiara Martini affronta un tema filosofico di grande spessore tracciando un ponte ideale tra l'opera di Nietzsche e la contestualizzazione moderna del concetto di "uomo". Un percorso complesso che Martini sintetizza così : "Tra la molteplicità degli argomenti trattati dal filosofo nell'opera *Così parlò Zarathustra* dobbiamo evidenziare la morte di Dio, l'essere umano come ponte tra le bestie e l'oltreuomo, l'eterno ritorno dell'uguale, la volontà di potenza come componente fondamentale della natura umana, in quanto espressione dell'impulso di vivere. L'autore esorta l'uomo a vivere pienamente il presente perché l'essere umano non è in grado di conoscere il futuro e potrebbe passare la vita a sprecare del tempo che non gli sarà mai restituito. L'uomo deve, dunque, considerarsi un mezzo, in evoluzione, per giungere al superuomo.
Come distaccare il concetto di eterno ritorno all'eguale, concezione speculativa e cosmologica secondo la quale il corso degli eventi del mondo, compiuto il proprio ciclo, ritorna su sé stesso, in una serie indefinita di identiche ripetizioni, dal rapporto che abbiamo istaurato con un'esistenza sempre più materialista e cinica nei confronti della gente. Quante volte ci illudiamo di raggiungere uno stato di grazia che attingendo energia da un ego smisurato ci elevi ad un rango superiore rendendoci quasi invulnerabili agli attacchi della vita. Ci allontaniamo così sempre di più dal buon senso, dal rapporto leale con il prossimo in una continua alterazione dei fatti storici che avvengono nella contemporaneità del nostro cammino terreno.
Ecco che in tal senso l'opera di Nietzsche sottolinea come l'umanità, nella sua evoluzione, dovrebbe proiettarsi verso tutto ciò che eleva il senso della potenza. La volontà di potenza, la potenza stessa dell'uomo, è l'unica morale possibile, ed essa dovrebbe porsi come obiettivo il raggiungimento di qualcosa di migliore, di più forte, di più elevato. Non esiste contesto produttivo avulso ad una logica evolutiva che debba esaltare l'essere umano senza tuttavia privarlo di quel senso di realtà che conferisce alle sue azioni movente e mordente per superare le ambasce di un iter biologico fin troppo breve".
Alfonso Maria Liguori