La camorra non è solo un'associazione criminale ma un modo di relazionarsi alla vita. Ogni volta che cadiamo nella trappola della prevaricazione violenta, alziamo la voce in famiglia, con un amico o collega nell'illusione di imporre energicamente il nostro pensiero, violiamo i più elementari principi del vivere civile sposando, senza realizzarlo, il costume camorristico. Come metastasi certi stereotipi, soprattutto grazie a fiction e bombardamenti mediatici quotidiani, sono entrati nel quotidiano con particolare riferimento ai giovani. Squallide e violente le espressioni dialettali usate per manifestare un' illusoria leadership nel gruppo: al contrario sono solo testimonianze della pochezza di intere generazioni asservite alla sub cultura del consumismo spicciolo e dell'approssimazione esistenziale. Il problema è che a soccombere sono sempre le persone per bene: soggetti sani che se esasperati però sono improvvisamente capaci di gesti più feroci dei criminali stessi. Mai sottovalutare l'ira dei buoni, l'esaurimento della pazienza di chi ha dovuto subire da sempre. Unico grande responsabile lo Stato e le sue ridicole convenzioni. Innanzitutto vorremmo capire come sia stato possibile nel giro di vent'anni, dagli anni 40 ai 60, compiere un salto di qualità che ancora viene ricordato come il periodo d'oro dell'Italia, il cosiddetto "boom". Peccato che questa onda positiva sia stata cavalcata in un mare di imbrogli e a prezzo di enormi debiti con i paesi occidentali vincenti nel secondo conflitto bellico.

In pratica il malaffare è nato con la stessa Repubblica Democratica Italiana e quindi non vediamo come si possa solo pensare di estirparlo realmente. E' infiltrato in qualsiasi strato della società, nelle istituzioni che contano, si barrica in fortini massonici di cui la massa ignora l'esistenza. Senza generalizzare, non è mai stato nostro costume, pensiamo avviliti alla frustrazione di chi avrebbe voluto cambiare le cose finendo i suoi giorni in modo violento e improvviso, realizzando troppo tardi come si stesse combattendo sottobanco una guerra senza speranza contro parte delle stesse istituzioni che ci si illudeva di tutelare. Una realtà allucinante eppure sotto gli occhi di tutti. La vita è breve, fin troppo breve. Mentre milioni di persone sperano pochi oligarchi si arricchiscono sul sudore e sulle privazioni dei primi scimmiottando i principi di una democrazia che il popolo italiano ha dimostrato di non meritare. Ormai si guarda alla politica come ad una compagnia teatrale composta da squallide compare e grandi attori. Chi dovrebbe tutelare gli interessi della gente si preoccupa solo di obbedire al potere di cui è figlio incurante della condanna che con le sue azioni illecite apporta alle future leve. In un silenzio assordante nulla muta, tutto scorre con deprimente precisione. Questa omertà è figlia della cultura camorristica a cui ognuno di noi con la sua indifferenza giura, senza nemmeno accorgersene, obbedienza. 

 

Alfonso Maria Liguori

 

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