Ipocrisia nella coppia e desiderio di evasione dalla routine quotidiana. Burocrazie domestiche, moglie, marito, figli, frenesia quotidiana: uno status che coinvolge migliaia di persone ingabbiandole spesso in una monotona prigione dalle mura insormontabili. L'amore nato con una forte componente passionale in molti casi si trasforma, nel corso degli anni, in una minestra riscaldata da consumarsi una tantum per ottemperare agli obblighi coniugali. Scena deprimente, con lui/lei che naviga sui social in piena prestazione sessuale accorgendosi del terminato rapporto solo per l'allontanamento dell'altro. Una condizione molto più comune di quanto si possa immaginare. Ecco che nasce e cresce nella donna/uomo il desiderio di evadere, di provare emozioni nuove che ravvivino la libidine facendo assaporare il piacere di un tempo. Inizia allora la fase della "caccia mediatica". Ad aumentare il desiderio la consapevolezza di compiere un'azione per così dire proibita, fuori dagli schemi convenzionali. Si passa poi, dopo un periodo di intensi messaggi, ad incontrare la persona pronti ad iniziare una relazione che soddisfi pienamente sotto il piano sessuale. Qualche volta la cosa va in porto, tante altre l'individuo si rivela dal vivo ben diverso da quello/a descritto in chat. C'è poi una terza ipotesi: quella che doveva essere un'avventura dalle grandi prospettive di libidine finisce con il coinvolgere i protagonisti sotto il profilo sentimentale.
Ci si ascolta, consiglia, sfoga, si fanno proprio i problemi dell'altro iniziando, senza accorgersene, un altro rapporto di coppia del tutto analogo a quello "ufficiale". Morale? Doppi problemi, doppie ansie, frustrazioni alle stelle. Il problema nasce dalla mancanza di confronto all'interno di coppie che finiscono con il conoscersi troppo nel corso del tempo: in realtà dovremmo impedire che questo processo di stasi inizi mantenendo sempre frizzante un legame che non deve perdersi nelle problematiche di figli, familiari o nelle beghe lavorative che troppi portano con sé a casa. Il processo di invecchiamento risente fortemente del tipo di vita che la coppia adotta: si può essere giovanili nell'animo e briosi a 70 anni o pantofolai e spenti a 40. Per non parlare poi dei matrimoni nati per "contratto", ovvero perché entrambi occupati lavorativamente parlando e quindi destinati ad un buon tenore dei vita una volta sposati. Addirittura era in uso nel vesuviano, e lo è ancora sotto sotto, far sposare tra loro rampolli di famiglie ricche e potenti in modo da evitare l'indebolimento dei casati. Che poi ci si cornifichi dalla prima notte di nozze poco importa, il fine è quello di non assottigliare il patrimonio e il potere sociale da esso derivato.
Alfonso Maria Liguori