La scrittrice-imprenditrice nel settore marketing Chiara Martini affronta con chiarezza e decisione un tema delicatissimo da cui dipende il futuro delle nuove generazioni italiane, con particolare riferimento a quelle di origini meridionali. " Crisi occupazionale e grosse aziende: alle società in attivo operanti soprattutto nel meridione - ha dichiarato Chiara Martini - il compito di mostrare come tanto benessere venga poi investito nella ottimizzazione dei servizi offerti e nell’occupazione. Avanti con le nuove assunzioni, con la regolarizzazione dei lavoratori a tempo determinato che da anni offrono il proprio umile ma leale contributo alla causa. Quanto avvenuto a Genova, e non solo, deve unire il Paese in un iter rinnovativo che da un lato garantisca sicurezza e qualità d’assistenza agli italiani e dall’altro volontà di creare e preservare occupazione soprattutto in realtà dove il tasso di disoccupazione sfiora cifre da capo giro. In questo arduo ma non impossibile percorso un ruolo fondamentale è ricoperto dai sindacati.
Le forze sociali sono oggi chiamate a fare da anello di congiunzione tra le sacro sante rivendicazioni di chi vive di eterno precariato o in stato di inoccupazione e le potenti aziende dalle capacità produttive oltremodo rilevanti. Non si tratta di polemizzare contro alcuno ne di sostituirsi alle istituzioni dello Stato. Tuttavia non ci si può astenere dall’anelare lavoro e sicurezza all’interno di una penisola che scricchiola vistosamente sotto il peso di contraddizioni politiche e disfunzioni governative mai superate. Il destino di migliaia di famiglie italiane è nelle mani del governo e delle grosse società : senza lavoro stabile non è possibile crearsi una famiglia, fare progetti e realizzare minime aspirazioni in questa già troppo breve esistenza.
Della serie: tutti uniti in uno slancio di solidarietà e d’amore nei confronti di un’Italia che non deve dividersi in caste, in chi può e chi è costretto ad accettare passivamente le decisioni dei potenti. Il tutto in nome dei più alti valori insisti nella stessa Costituzione e nel rispetto di chi ha scarificato la propria vita perché vivessimo da uomini liberi in una Repubblica Democratica".
Alfonso Maria Liguori